Storici dell’arte nella Sala musicale Giardino (13)

Sabato 1° giugno 2019 alle ore 16,30 nella Sala musicale Giardino (via Maccallè, 16 – 26013 Crema) si terrà il quarto incontro della sessione primaverile della rassegna Storici dell’arte nella Sala musicale Giardino organizzata dalla Libreria Cremasca.

Questa volta l’ospite sarà Massimo Negri, dottore di ricerca in storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Trento, dove attualmente è anche docente a contratto, che presenterà la monografia dedicata a Vincenzo e Gian Gerolamo Grandi (Provincia Autonoma di Trento, Trento 2014).

I due scultori, rispettivamente zio (Vincenzo) e nipote (Gian Gerolamo), furono attivi nei primi cinque decenni del Cinquecento principalmente a Padova e Trento. Vincenzo (Vicenza, 1485 circa – Padova, 1577/78) nacque nella città berica da una famiglia di origini comasche, da sempre dedita all’attività di tagliapietra e scalpellino. La sua formazione deve essere avvenuta nella bottega paterna e dopo una prima attività vicentina, di cui sappiamo poco, attorno al 1503 si trasferì a Padova, che in seguito rimase la sede principale della sua attività. Nel 1508 Vincenzo fu padrino di battesimo di Andrea della Gondola, universalmente noto come Palladio, con il quale rimarrà sempre in contatto. Dalla fine degli anni Venti, lavorò insieme al nipote Gian Gerolamo Grandi (Padova, 1508-1560), che divenne esperto nell’arte della fusione in bronzo.

L’opera per cui i due scultori sono maggiormente famosi non si trova in Veneto, ma è la cantoria dell’organo della chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento. L’imponente macchina scultorea in marmo e bronzo fu realizzata tra il 1534 e il 1542 ed era completata da ante dipinte da Romanino, oggi perdute. Pochi anni dopo, questa chiesa sarà teatro delle principali sessioni del Concilio di Trento (1545-1563). È affascinante pensare che i prelati, intenti a ridefinire i dogmi della fede cattolica messi in discussione dalla Riforma Protestante, avessero davanti agli occhi le sculture dei Grandi. In esse infatti convivono scene bibliche ed episodi tratti dalla mitologia greco-romana, cioè proprio quel sincretismo tra cultura classica e cristianesimo tipico del Rinascimento che le idee uscite dal Concilio porteranno a eliminare dalla decorazione delle chiese. Suggestivo anche pensare che il committente della cantoria, il mercante Giovanni Antonio Ciurletti, alla metà del secolo sarà costretto a fuggire da Trento, riparando a Tirano, allora in Svizzera, per scampare a una condanna per eresia.

I nostri scultori parteciperanno anche ai lavori del Magno Palazzo, cioè della residenza del principe-vescovo di Trento, che i presuli Bernardo Cles (1514-1539) e Cristoforo Madruzzo (1539-67) realizzano come manifesto, a siglare il passaggio della loro città da un linguaggio figurativo e architettonico gotico-tedesco alle forme del Rinascimento e del Manierismo italiano: forme divulgate a Trento, grazie alla chiamata di artisti quali i pittori Romanino, i fratelli Dosso e Battista Dossi e Marcello Fogolino, gli scultori Zaccaria Zacchi e Alessio Longhi e l’architetto Domenico Aimo.

Dopo la parentesi trentina, Vincenzo e Gian Gerolamo saranno stabilmente attivi a Padova, dove realizzeranno monumenti funebri e si dedicheranno alla realizzazione di piccoli oggetti in bronzo: calamai, bruciaprofumi, secchielli, campanelli, picchiotti, candelieri.

Intervista realizzata da “Il Nuovo Torrazzo”: https://ilnuovotorrazzo.it/2019/05/31/crema-lintervista-esclusiva-massimo-negri-ospite-della-libreria-cremasca/

Ingresso libero.