Conferenza – Alcesti, Antigone, Atossa: il diverso coraggio di tre donne coraggiose

La delegazione cremasca dell’AICC (Associazione Italiana di Cultura Classica), con il sostegno dell’Associazione Popolare Crema per il Territorio, e in collaborazione con l’Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema, organizza per sabato 15 novembre 2025 alle ore 11.15, presso la Libreria Cremasca (via Dante Alighieri, 20 – Crema), la conferenza Alcesti, Antigone, Atossa: il diverso coraggio di tre donne coraggiose. Relatore dell’incontro il professor Giuseppe Zanetto.

Antigone è, nel sentimento comune, un’icona del coraggio civile. Ha infatti la forza di ribellarsi al decreto di Creonte, il sovrano della città di Tebe, che ha proibito la sepoltura di Polinice, considerato un traditore della patria. Antigone disobbedisce all’autorità, pur sapendo di rischiare la vita, e provvede alla sepoltura del fratello: è convinta infatti che il decreto violi una norma universale di pietà, e sia quindi ingiusto. Di qui l’interpretazione tradizionalmente proposta, che fa di Antigone una antesignana della disobbedienza civile: la tragedia di Sofocle viene infatti letta come lo scontro tra una coraggiosa rivoluzionaria e un tiranno brutale e irragionevole. L’Antigone di Bertolt Brecht (1948) e l’Antigone del gruppo americano Living Theatre (1967) vanno decisamente in questa direzione.

«Solo gli amanti hanno il coraggio di morire per gli altri», dice Platone nel Simposio; e per dimostrarlo porta l’esempio di Alcesti, che non esitò a dare la vita per salvare l’amato marito Admeto. Nella tragedia di Euripide Alcesti trema di paura, quando sente che il momento fatale è arrivato; ma subito si riprende, e si congeda da Admeto con un discorso molto lucido, mostrando che la sua decisione è l’espressione di un amore libero, forte, consapevole. Ferete, il padre di Admeto che non ha accettato di sacrificarsi per il figlio, accusa la nuora di essersi comportata da «pazza»: ma queste parole sguaiate dicono solo la falsa coscienza di un uomo che, per mascherare la sua viltà, infanga chi l’ha superato in coraggio.

Nei Persiani la scena è a Susa, davanti al palazzo reale. La regina Atossa ha avuto un sogno inquietante, e attende con ansia notizie sulla spedizione del figlio Serse. Arriva un Messaggero, che racconta la disastrosa sconfitta della flotta persiana a Salamina. Atossa, sconvolta, va sulla tomba di Dario, il saggio re che mai si è lanciato in folli avventure; versa libagioni sopra il tumulo e invoca lo spirito del morto. Appare l’ombra del sovrano defunto, che dà la spiegazione di quanto è accaduto: la colpa è di Serse, che ha sfidato le leggi divine cercando di assoggettare una terra naturalmente libera qual è la Grecia. Serse, sopravvissuto insieme a pochi altri, sta per arrivare: stanco, disperato, confuso. Atossa si prepara ad accoglierlo, per dargli ogni conforto possibile: Non abbandonerò in mezzo ai mali chi mi è più caro al mondo».

Tre «grandi donne», interpreti di tre forme diverse di coraggio: la disobbedienza civile di Antigone, l’eroismo domestico di Alcesti, la dignità regale di Atossa. La tragedia greca, come sempre, dà grande spazio a figure femminili che incarnano i valori basilari della polis democratica.

All’evento, aperto a tutta la cittadinanza e a ingresso libero fino a esaurimento posti, parteciperanno anche le due classi quarte dell’IIS Racchetti – da Vinci.

Giuseppe Zanetto è ordinario di Letteratura teatrale della Grecia antica presso l’Università degli Studi di Milano.